Un Ponte Per sta adattando i progetti già in corso e avviandone di nuovi per contenere il virus all’interno delle comunità più vulnerabili con le quali lavora. Nel Nord Est della Siria abbiamo contribuito ad allestire un reparto Covid-19 nell’ospedale di Hassakeh e stiamo lavorando per allestirne altri due in altrettanti ospedali. In Iraq abbiamo distribuito pacchi alimentari a 1.000 famiglie e stiamo conducendo campagne di prevenzione porta a porta. In Libano sosteniamo il nostro partner locale nella distribuzione di kit igienici. Ecco le ultime news dal campo: Nel campo di Areesha per contenere il contagio Accogliere le persone, separare i casi sospetti, istituire zone di triage per permettere una prima visita a chi presenta sintomi influenzali o difficoltà respiratorie; spiegare le procedure di igiene e distanziamento per impedire che il contagio esploda proprio dove sarebbe impossibile contenerlo: è parte del lavoro che stiamo facendo in tutti i territori in cui operiamo, e in particolare in Siria. Come ci racconta Hamdo Ahmed, uno dei nostri Medical Advisor locali, impegnato sul campo per un capillare lavoro di prevenzione: l’unica cura possibile dove mancano strutture adeguate per gestire casi gravi che dovessero svilupparsi. Hamdo ci racconta come funziona il sistema di triage che abbiamo avviato, in linea con tutte le disposizioni di sicurezza previste e con le direttive dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Siamo nel campo di Areesha, nel nord est della Siria, dove da anni lavoriamo e dove abbiamo allestito da tempo una clinica. Oggi è qui che cerchiamo di operare nella prevenzione, per tentare di aiutare come possiamo un territorio già provato da 9 anni di conflitto, e una situazione resa doppiamente drammatica dall’ultima offensiva turca dell’ottobre 2019. Nei campi che accolgono persone sfollate o rifugiate a causa della guerra, è particolarmente difficile garantire condizioni igienico-sanitarie adeguate a questa pandemia, così come forme efficaci di distanziamento sociale. Ma stiamo tendando di farlo insieme ai nostri partner della Mezzaluna Rossa Curda, e grazie al prezioso lavoro delle nostre operatrici e operatori sanitari di comunità. Persone che prima della guerra era impegnate a fare altri mestieri, ma che hanno deciso di essere formate in ambito sanitario e andare sul campo, oggi capaci di effettuare una prima diagnosi e aiutare le persone che stanno pagando doppiamente il prezzo della pandemia e gli effetti della guerra. |