In Argentina la coltivazione dell’amaranto diventa progetto di interesse nazionale
Nella sezione del sito dedicata alle notizie dal Sud, Cesvitem, associazione che si occupa di sostegno a distanza in diversi paesi, racconta gli imprevedibili sviluppi del progetto Amaranto in Argentina, ora finito anche… in carcere.
Il progetto agricolo promosso promosso in Argentina da un consorzio di ong italiane (tra cui il Cesvitem) ha avviato una collaborazione con il carcere di Gral Güemes per il recupero dei detenuti.
Galeotto fu l’amaranto. Il progetto promosso da un consorzio di ong italiane, tra cui il Cesvitem, nel nord dell’Argentina per reintrodurre la coltivazione di questo pseudo-cereale è finito… in galera. Tra le iniziative realizzate nell’ambito del progetto spicca, infatti, la collaborazione con il carcere federale di Gral Güemes, cittadina della provincia di Salta.
“Il nostro intervento – spiega il capo progetto Ruggero Guidastri – si è inserito nel quadro del recupero dei reclusi prossimi al rilascio. Per una trentina di essi abbiamo organizzato due corsi teorico-pratici sulla coltivazione e il consumo dell’amaranto, fornendo materiale didattico, sementi e alcune macchine agricole manuali. Inoltre abbiamo realizzato un corso sulle colture orticole realizzabili nel periodo invernale quando, a causa delle basse temperature, non è possibile coltivare l’amaranto”.
Per motivi di sicurezza le attività pratiche sono state realizzate su un’area messa a disposizione dalla direzione del penitenziario all’interno del perimetro carcerario. “Abbiamo dovuto adattarci ad un terreno pietroso e povero di sostanza organica, sostanzialmente inadatto alla pratica agricola. Ma, nonostante ciò, l’esperienza ha dato risultati molto buoni. C’è stata una abbondante produzione di foglie, tutte donate alla municipalità locale che la ha impiegate nelle mense per i poveri e alla cucina dell’ospedale. La produzione di semi è risultata invece modesta, ma più che sufficiente per le semine future. Da quest’anno la produzione di amaranto sarà utilizzata anche nella preparazione dei pasti per i reclusi”.
A tutti i partecipanti è stato consegnato un attestato di frequenza, che potrebbe aiutarli nel loro processo di reinserimento sociale una volta usciti dal carcere. E a tutti quelli che ne hanno fatta richiesta è stata regalata una dotazione di semi per produrre amaranto a casa. “Ora l’esperienza proseguirà attraverso il lavoro del personale docente del carcere. Ma i risultati sono stati a tal punto apprezzati che l’amministrazione carceraria centrale sta valutando l’adozione di questo modello a livello nazionale”.
Un’ulteriore successo, quindi, per un’iniziativa che ha coinvolto 1.250 famiglie vulnerabili residenti nelle provincie di Salta e di Jujuy, con risultati talmente buoni da essere dichiarata “progetto di interesse nazionale” da parte della Camera dei Deputati argentina.
Per approfondire:
- I progetti di sostegno a distanza di Cesvitem
- L’associazione Cesvitem aderisce a La Gabbianella – Coordinamento per il sostegno a distanza
- Le altre associazioni del Coordinamento e i Paesi dove lavorano
- La mappa della solidarietà: Cerca il SaD nel mondo