Mongolia – Un incontro nella steppa mongola – Da ASIA
Mongolia. Sono circa 560 i kilometri di steppa che dividono la capitale mongola di Ulaanbaatar da Baruun-Urt, capoluogo dell’aimag* di Sukhbaatar e nostra prima destinazione.
Lungo la strada un pastore a cavallo con a seguito la sua mandria ci fa segno di seguirlo e noi, incuriositi, non esitiamo ad accontentarlo. A tagliare la linearità della steppa, a circa 1 km, vediamo ergersi la sua gher, tipica abitazione nomade di queste terre che ha resistito ai cambiamenti del tempo e della società pur apprezzando, come notiamo subito, qualche tecnologia: un piccolo pannello solare e un’antenna parabolica.
A venirci incontro è un bambino di circa 2 anni e mezzo, vestito in abito tradizionale, attirato dalla grossa macchina e probabilmente dai biscotti che il nostro austista locale non attarda a porgergli. L’uomo, intanto, invitandoci ad entrare, ci spiega il motivo del suo richiamo: il figlio quindicenne, Manaljav, ha bisogno di un passaggio a scuola, oggi è domenica.
All’interno della gher, a parte una piccola televisione attaccata a un generatore, ci sono solo oggetti necessari: due letti, una madia tradizionale dai colori sgargianti, pentolame appeso alle pareti, una stufa/focolare a carbone, qualche capo di abbigliamento e una pelle di pecora ancora fresca messa a sgocciolare.
Essendo l’ospitalità una delle caratteristiche della cultura mongola, subito ci viene offerta dalla padrona di casa una ciotola di suutei tsai (latte e the caldi mescolati insieme) e dei pezzi di aaruul (uno yogurt fermentato e seccato dal sapore molto forte). Qualche parola scambiata, qualche domanda e il permesso accordato di scattare qualche foto e per noi è tempo di ripartire per raggiungere la nostra destinazione.
Manaljav sale contento in macchina con noi. Ci racconta che ogni domenica spera che qualche automobile o camion passi vicino alla sua gher per poter avere un passaggio in città. Il venerdi è più facile tornare a casa: un camion per trasporti leggeri e persone parte infatti ogni venerdi da Baruun-Urt per raggiungere l’adiacente aimag di Dornod ed è facile approfittare di questo convoglio per attraversare la steppa e raggiungere casa. La domenica è invece più difficoltoso e, quando nessuno si trova a passare li intorno, è suo padre che lo accompagna fino a scuola con la motocicletta, attraversando decine e decine di kilometri di steppa. Manaljav viaggia con uno zaino leggero, qualche vestito lo lascia a scuola dove vive per tutta la settimana, dormendo nel dormitorio, e i libri può prenderli in prestito dalla biblioteca.
Ci racconta che la sua famiglia si sposta fino a 4 volte l’anno con la propria gher e la propria mandria, in genere in corrispondenza dei cambi di stagione. Il “campo invernale”, per esempio, meglio si adatta al rigido inverno ed è l’insediamento in cui lui e la sua famiglia cercano di mettere al riparo anche i cavalli.
Dopo un’altra mezz’ora abbondante di strada sterrata nella steppa arriviamo nel nostro primo Aimag e lasciamo Manaljav a casa del fratello maggiore che, sposandosi, ha deciso di stabilirsi nella piccola cittadina. Ci saluta con l’espressione di un ragazzino maturo e con un bagaglio di esperienze un po’ diverse da quelle dei suoi coetanei di città. Ci ringrazia dicendo che è stato fortunato ad incontrarci ma, forse, siamo stati noi ad essere fortunati ad aver incontrato lui.
*La Mongolia è amministrativamente suddivisa in 21 aimag. Ogni aimag è suddiviso in sum, divisi a loro volta in bag.
Leggi anche Mongolia – La Festa tradizionale Naadam>>