Profughi, le associazioni ci sono. La voce di Donne senza Frontiere
Il quotidiano Taranto oggi ha pubblicato la testimonianza di Maria Celeste Palombella, vicepresidente di Donne senza frontiere, associazione che aderisce a La Gabbianella – Coordinamento per il sostegno a distanza.
Profughi, le associazioni ci sono
Taranto Oggi, 18 giugno 2014
Taranto, finora risparmiata dal triste spettacolo degli sbarchi di migranti, diventa luogo di arrivo di migliaia di profughi richiedenti asilo, una umanità dolorosa e lacera che tocca terra dopo giorni di una lunga odissea che ha portato uomini, donne e bambini, attraverso terre e vicende diverse, a vivere sofferenze e privazioni comuni ma ugualmente drammatiche.
Quale lungo cammino, quali terrori, quali speranze hanno affrontato, affidandosi a improbabili e poco raccomandabili individui, a promesse di un domani più umano del tempo vissuto, ponendo nelle loro mani vita ed averi, i poveri averi racimolati con fatica e con lacrime! E’ un prezzo altissimo che pagano al futuro, un futuro ignoto ma preferibile alla guerra, alle violenze, allo sfruttamento, alla miseria endemica che è non soltanto povertà di mezzi ma annullamento della dignità della persona.
Lo spettacolo si ripete, gli arrivi si fanno più numerosi, gli sbarchi perigliosi e drammatici, con perdite di vite umane: non sapremo mai quanti individui sono partiti dalle terre della” primavera” araba, dalla Siria, dal Sudan, e quanti sono riusciti ad approdare sulle nostre coste, quanti nuclei familiari si sono salvati, e quanti orfani, vedove hanno visto perire i loro familiari. Non sapremo mai che cosa esattamente è accaduto durante la traversata di questo nostro Mediterraneo divenuto ormai luogo di un esodo biblico, l’abbrutimento di corpi accatastati in spazi ristrettissimi, esposti a temperature inclementi, ad una luce solare accecante, a venti e tempeste che imbarcazioni malandate e traballanti non sono in grado di fronteggiare. Non sapremo mai quante donne nel percorso sono state oggetto di violenza, hanno dovuto sottostare ad ‘attenzioni’ imposte con prepotenza e superiorità fisica, poichè è in tali situazioni che i più deboli, e le donne in particolare, vengono sottomessi agli istinti più bassi e bestiali.
Non sapremo tanto altro, e invece dovremmo compiere una attenta ricognizione del fenomeno, non liquidarlo sommariamente come uno dei tanti fatti negativi che le cronache giornalistiche e mediatiche riportano, scrollandoci di dosso la responsabilità che tutti nel nostro mondo occidentale abbiamo di riflettere e reagire per quanto possibile alle brutture e alle soperchierie che esso offre.
Concludere sommariamente che questa umanità dolorante è portatrice di turbamento della nostra pigra ed agiata vita di abitanti dell’Occidente, che spesso si tratta di individui dal passato e dal futuro molto discutibile, reca un grave torto alla conoscenza del nostro passato e della nostra storia, che ha visto milioni di italiani, tra fine ‘800 e primi ‘900, recarsi in Paesi di cui ignoravano tutto, e innanzi tutto la lingua, il che li rendeva incapaci di capire e di essere capiti; e poi ancora, dopo la seconda guerra mondiale, l’emigrazione verso Paesi europei, più ricchi e industrializzati del nostro, la tragedia di Marcinelle, i tanti film e libri che ci hanno raccontato vicende di italiani chiusi nella loro solitudine verbale e culturale, cui restava solo la speranza di tornare un giorno a casa e ai loro
affetti. Scopriremmo forse che molti di noi possono annoverare qualche parente più o meno vicino che ha vissuto questo destino e tante privazioni, e in definitiva saremmo più clementi e meno frettolosi nel giudizio.
Tale è la realtà attuale. Taranto risponde con generosità all’accoglienza, si prodiga in aiuti di ogni genere, impegna volontari nel soccorso a donne e bambini che in numero sempre maggiore affrontano la triste e difficile traversata: è una città che conosce il dolore, le difficoltà del presente ed è quindi sensibile alle vicende degli infelici e sfortunati passeggeri delle carrette del mare. Le associazioni del luogo rispondono con impegno di mezzi e di uomini alle necessità materiali che accompagnano gli sbarchi, portando un sorriso là dove vi è dolore, curando i corpi e possibilmente le incertezze e i timori di quanti sono reduci da soperchierie e difficoltà di ogni genere.
Tra le altre noi, Donne senza frontiere Onlus – sezione di Taranto, il cui Consiglio direttivo all’unanimità ha deciso, nella giornata del 9 giugno scorso, di impegnarsi, con la distribuzione di generi di prima necessità (latte, biscotti…) e di quanto è apparso più urgente, ad esempio la fornitura di scarpe per uomini che le hanno smarrite o forse non le hanno mai avute, ritenendo questo un debito da pagare in nome dei principi dello Statuto associativo e dei valori universali tanto sbandierati ma non sempre rispettati e presenti nell’agire quotidiano.
Maria Celeste Palombella
vicepresidente Donne senza frontiere