“Sui nostri tetti” da un ponte per…
“Sui nostri tetti”: così i nostri partner locali dell’organizzazione libanese Al-Jana hanno scelto di intitolare questa bellissima iniziativa, organizzata nel campo palestinese di Al-Rashidiyeh, nel sud del Libano.
Da noi, all’epoca della prima ondata di Covid-19, ci furono i balconi: usati per fare musica, parlarsi da lontano, ricordarsi di essere, nonostante le chiusure e le difficoltà, una comunità. Nei campi palestinesi del Libano però, di balconi non ce ne sono. Troppo poco lo spazio, troppo dure le condizioni di vita.
Quando tutto manca però, restano i tetti: quelli che sono stati utilizzati per costruire insieme una serata culturale, nel rispetto delle misure di distanziamento fisico imposte. “La popolazione palestinese in Libano vive in condizioni difficilissime, che la pandemia ha ulteriormente peggiorato”, scrivono i nostri partner.
“In assenza di qualsiasi iniziativa culturale di questi tempi, abbiamo coinvolto 60 famiglie in una serata di cucina, musica e arte. Ogni angolo è stato illuminato di colori. Musicisti locali hanno suonato, artisti e artiste hanno dipinto quadri e murales. E’ stato servito del cibo delizioso”, ci raccontano. E, a guardare queste immagini, non stentiamo a crederlo.
In un momento così difficile, ci teniamo a ricordare che non siamo tutte e tutti sulla stessa barca: perché c’è chi sta vivendo questa pandemia in un campo profughi, con una crisi economica senza precedenti, in spazi angusti e con strutture sanitarie fragilissime. Eppure, è nelle difficoltà le comunità ritrovano loro stesse. Restando unite.
Andrà tutto bene solo se andrà bene per tutte e tutti: lo ripetiamo dal primo giorno.