Sul sito di Un punte per… uno studio sui rifugiati siriani
La fuga dei profughi siriani in Giordania continua ad assumere contorni sempre più drammatici, con oltre mezzo milione di persone in fuga. Un recente studio di Un Women, realizzato con il contributo di Un ponte per… e altre organizzazioni, ha cercato di capire come meglio assistere i più deboli tra i rifugiati che vivono nelle città giordane.
Al centro della ricerca, le violenze di genere, la condizione dei minori, il fenomeno delle spose bambine, lo sfruttamento e la violenza domestica. Non c’è alcuna certezza circa la cifra esatta, ma si calcola che ben l’80% dei siriani rifugiati in Giordania sia rappresentato da donne e bambini, categorie esposte quotidianamente al pericolo di abuso sessuale, fisico e psicologico.
Il rapporto “Gender-based violence and child protection among Syrian refugees in Jordan, with a focus on early marriages” ha raggiunto, nei primi mesi del 2013, 885 ‘rifugiati urbani’ ossia un campione della maggioranza dei siriani che vivono (o sopravvivono) nelle città giordane ed al di fuori del campo profughi di Zaatari e degli altri centri di accoglienza.
Per portare alla luce i fattori di rischio legati a episodi di violenza, di genere e non, e la condizione di vita dei minori rifugiati, con particolare attenzione al fenomeno dei matrimoni di minorenni.
E con l’obiettivo di dar voce a quella fetta di popolazione in fuga dalla Siria, ma che difficilmente finisce sulle prime pagine dei giornali o nelle statistiche.
Una sintesi dei dati e il rapporto completo si possono leggere nelle pagine dedicate all’emergenza Siria sul sito dell’associazione Un ponte per…
Uno studio sui rifugiati siriani
Per approfondire:
- La pagina di Un ponte per… dedicata all’emergenza Siria
- I progetti di sostegno a distanza di Un Ponte per…
- L’associazione Un ponte per… aderisce a La Gabbianella – Coordinamento per il sostegno a distanza
- Le altre associazioni del Coordinamento e i Paesi dove lavorano
- La mappa della solidarietà: Cerca il SaD nel mondo
Dall’agenzia di stampa Redattore sociale
Emergenza Siria, il 50 per cento dei profughi in Giordania sono bambini
Con loro lavora “Un ponte per”, in collaborazione con la Jordanian women’s union, ong locale con 20 anni di esperienza. È a loro e alle donne vittime di violenze di genere che si rivolge la loro azione. Se in Giordania il flusso migratorio frena, si apre una nuova via verso l’Iraq
Redattore sociale, 26 agosto 2013
Emergenza in Siria, si alzano i prezzi delle case in Libano
Sono 1,3 milioni i profughi siriani in Giordania
MILANO – Il 50 per cento dei rifugiati che dalla Siria sono scappati in Giordania sono bambini. È a loro e alle donne a cui si dedica “Un ponte per…” ong italiana che ad Amman collabora con il Jordanian women’s union, un’organizzazione locale che ha 20 anni di esperienza con rifugiati e donne vittime di violenze. E un “Ponte per…” lavora lontana da Zaatari, il più grosso campo profughi del Paese. Lo fa per dare assistenza a chi ha trovato un riparo altrove perché questo, spiegano, è più in linea con i loro principi. Tra i disperati hanno scelto i più fragili: donne e bambini. “L’80 per cento dei profughi vive lontano dai campi. È a loro che rivolgiamo il nostro aiuto”, spiega Alice Massari, a capo della missione ad Amman. In molti scappano dal grande campo profughi anche per situazioni di tensione che ogni tanto affiorano al suo interno.
La Jordanian women union dà assistenza legale e sanitarie a donne e bambini che bruciano la frontiera per entrare in Giordania. Non per questo chiudono la porta anche a uomini che hanno richiesto assistenza. Oltre ai nuovi arrivati, i siriani, la Jordanian women’s union si prende cura anche delle donne irachene scappate dal conflitto cominciato nel 2003, spesso ancora sotto la loro tutela. Perché in Iraq come in Siria, sono le categorie più fragili quelle al momento meno coperte. Le lacune più grandi riguardano i kit igienici e i luoghi dove trovare un riparo, dice il coordinamento delle ong internazionali in Giordania. E a questo si aggiungono i problemi di verifica delle condizioni di salute e l’accesso all’acqua.
Mentre l’afflusso verso la Giordania, secondo stime ancora non ufficilai visionate dall ong impegnate sul territorio, inizia a diminuire (senza comunque mai fermarsi) e ad est, sul fronte iracheno, che la situazione si sta surriscaldando. Alcuni operatori di “Un ponte per…” sono ora impegnati in una missione sul campo per rendersi conto di quanto sia consistente il fiume di persone che cerca nuove strade per fuggire dalla guera. Ma l’impressione è che sia inversamente proporzionale alla diminuzione di arrivi in Giordania. Segno che i profughi continuano ad arrivare come senza sosta. (lb)